La possibilità di intravedere i primi segnali dell’Alzheimer potrebbe nascondersi dietro gesti quotidiani. Scopriamo come alcuni semplici indizi durante la routine di igiene personale possano rivelare un rischio potenziale.

L’Alzheimer è una malattia subdola, i cui sintomi iniziali, spesso scambiati per il risultato di stress o semplice fatica, possono passare inosservati. Tuttavia, esistono segnali precoci che, se individuati tempestivamente, consentono una diagnosi più accurata. Secondo il dottor Davangere Devanand, professore di psichiatria e neurologia alla Columbia University di New York, la capacità di riconoscere correttamente un odore può costituire un indicatore chiave del declino cognitivo, paragonabile in accuratezza ai più moderni test diagnostici. Ma come capire se ci troviamo di fronte a un campanello d’allarme?
Il declino olfattivo come indicatore precoce
Durante la doccia, è possibile che un segnale silenzioso emerga: la difficoltà a riconoscere l’odore del sapone. Anziché limitarsi a percepirlo, riconoscerne l’essenza richiede abilità cerebrali complesse, spesso compromesse nelle fasi iniziali dell’Alzheimer. “Quando i pazienti eseguono un test specifico per l’identificazione degli odori, spesso non ottengono buoni risultati“, spiega il dottor Devanand. Questo fenomeno si osserva anche nelle persone con lievi segni di deterioramento cognitivo, che potrebbe evolversi in Alzheimer.
L’importanza del test olfattivo

Oltre al sapone, ci sono molti altri odori che potrebbero rivelarsi indicatori essenziali. Odori come quelli di cuoio, fumo, o il profumo di una rosa, possono aiutare a valutare il rischio di Alzheimer. In uno studio condotto su 647 persone nell’ambito del Mayo Clinic Study of Aging, il test identificativo degli odori è stato utilizzato per monitorare l’evoluzione cognitiva dei partecipanti. Questo test ha dimostrato che l’anosmia, o incapacità di percepire gli odori, può essere un segnale premonitore di declino cognitivo.
Risultati promettenti per una diagnosi precoce
I risultati di questo studio, pubblicati su Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association, sottolineano quanto test olfattivi brevi uniti ad esami cognitivi semplici possano fornire significative predizioni sul rischio di declino cognitivo e demenza. Nel corso dello studio, è stato riscontrato che 102 partecipanti hanno sviluppato declini cognitivi e 34 sono diventati dementi. Il test olfattivo, combinato con un esame di memoria, si è rivelato altrettanto efficace quanto metodi più costosi come l’imaging dell’amiloide. Jeffrey Motter, coautore dello studio, ha evidenziato come l’applicazione di questi test non invasivi nella pratica clinica possa facilitare una diagnosi precoce e migliorare l’accesso agli interventi preventivi.
In conclusione, la capacità di riconoscere semplici odori potrebbe rappresentare un potente strumento nella battaglia contro l’Alzheimer. Approcci diagnostici anticipati e accessibili come questi potrebbero trasformare radicalmente la gestione e la prevenzione della malattia. In un contesto dove il tempo è essenziale, cogliere questi segnali può fare la differenza.
