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Cervello sempre più lento? La scienza ha trovato il modo per ringiovanirti

Cervello sempre più lento? La scienza ha trovato il modo per ringiovanirti
Photo by Robina Weermeijer – Unsplash
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Comprendere e contrastare il declino cognitivo nella mezza età.

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Il cervello umano, con il passare del tempo, attraversa vari cambiamenti che inevitabilmente conducono al suo declino. Recenti studi hanno individuato l’età in cui avviene la prima fase di questo processo di invecchiamento, rivelando nuovi spunti per potenziali interventi preventivi. Un team di ricerca ha scoperto che il declino cerebrale comincia verso i 44 anni, manifestando un andamento curvilineo che culmina a 67 anni e si arresta intorno ai 90 anni.

Alterazioni Metaboliche e Declino Cognitivo

Il deterioramento del cervello con l’età è stato collegato a una riduzione dell’efficacia dell’insulina, che comporta una carenza energetica per i neuroni. Questo ormone, cruciale per la regolazione del glucosio, diventa meno efficace man mano che invecchiamo, causando una sorta di “fame di zucchero” che compromette la funzione cerebrale. Con il tempo, tale insufficienza energetica accelera il declino cognitivo.

Questo fenomeno ha portato gli scienziati a esaminare se un supporto energetico esterno potesse mitigare questi effetti negativi. Esperimenti preliminari suggeriscono che l’uso di integratori di chetoni, capaci di superare la resistenza dell’insulina, possa migliorare la condizione metabolica del cervello, particolarmente evidente nella fascia d’età tra 40 e 59 anni. Gli effetti positivi degli integratori non solo possono migliorare la sensibilità all’insulina, ma potrebbero anche prevenire patologie neurodegenerative come l’Alzheimer.

Studi Collegati e Conferme Scientifiche

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Queste scoperte sono il risultato di uno studio condotto da un gruppo interdisciplinare di scienziati statunitensi, guidati dalla professoressa Lilianne R. Mujica Parodi. Essi hanno analizzato le funzioni cerebrali di oltre 19.000 individui attraverso risonanze magnetiche funzionali, osservando che i cambiamenti metabolici, vascolari e infiammatori si manifestano a partire dai 44 anni. In particolare, il declino è stato attribuito a geni come GLUT4 e APOE, noti per il loro ruolo nei processi metabolici dell’organismo e nel rischio di Alzheimer.

Le ricerche del team hanno anche evidenziato il potenziale del trasportatore MCT2 nel facilitare l’assorbimento di energia da parte dei neuroni, indipendentemente dal ruolo tradizionale dell’insulina. Questo ha stimolato l’idea di somministrare chetoni a volontari, ottenendo risultati promettenti nella stabilizzazione delle reti cerebrali, soprattutto durante la mezza età.

Prevenire il Declino Cognitivo: Una Nuova Frontiera

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Secondo i ricercatori, intervenire nella mezza età potrebbe rivelarsi cruciale per prevenire il declino cognitivo e le sue conseguenze. “Abbiamo identificato una finestra critica in cui i neuroni iniziano a soffrire per la mancanza di carburante, ma sono ancora recuperabili,” ha affermato la prof.ssa Mujica Parodi. “Offrire un’alternativa energetica durante questo periodo potrebbe ripristinare la funzione cerebrale.”

Tuttavia, gli sforzi devono essere indirizzati in modo appropriato, poiché interventi tardivi possono risultare meno efficaci. Gli studi futuri mirano a confermare l’efficacia dei chetoni contro l’invecchiamento cerebrale e a esplorare nuove strategie preventive.

Queste ricerche, pubblicate sulla rivista PNAS, rappresentano una significativa svolta nei nostri approcci alla salute cerebrale e al trattamento delle malattie neurodegenerative. Rimane essenziale che ogni intervento sia discusso con professionisti della salute prima di porlo in pratica.