Il caso in provincia di Latina di una donna morta a causa della febbre del West Nile ha alzato l’attenzione. Cosa sapere per proteggersi e quanto davvero preoccuparsi.

In provincia di Latina, a Fondi, si è verificato un decesso legato alla febbre West Nile. La vittima è una donna di 82 anni. Quest’evento ha spinto le autorità sanitarie locali a intensificare i controlli. Tuttavia, nonostante l’allerta, la malattia non rappresenta una minaccia elevatissima per la popolazione generale: solo il 20% dei contagiati manifesta sintomi e, nella maggioranza dei casi, questi sono di lieve entità. La sorveglianza rimane essenziale, specialmente per le fasce vulnerabili con difese immunitarie compromesse, poiché non esiste ancora una cura specifica per questo virus.
Origini e Diffusione della Febbre West Nile
La febbre West Nile fece la sua prima comparsa in Italia nel 1998 e da allora è diventata abbastanza comune. Il virus prende il nome da una località dell’Uganda, dove venne identificato per la prima volta. Questa malattia è classificata come arbovirosi perché si trasmette tramite artropodi, in particolare le zanzare. A differenza di altri virus tropicali, è veicolato dalle zanzare comuni europee, come il Culex pipiens, e non da specie invasive. Importante sottolineare che la trasmissione diretta da persona a persona non è possibile.
Sintomi e Complicazioni della Febbre West Nile

I sintomi, quando presenti, includono febbre, mal di testa, nausea e sfoghi cutanei. I casi gravi, che rappresentano meno dell’1% delle infezioni, possono provocare febbre alta, severo mal di testa, debolezza muscolare e disturbi neurologici notevoli come disorientamento e tremori. Questi più frequentemente colpiscono gli anziani o chi soffre di patologie croniche, con il rischio di effetti permanenti ed esiti fatali in circostanze severe.
Monitoraggio e Azioni Sanitarie a Fondi

In risposta al recente caso mortale e ai sei casi confermati nella zona, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana raccoglierà campioni di sangue da persone e cavalli, animali che, sebbene possano contrarre il virus, non trasmettono la malattia agli umani. Anche delle trappole per zanzare verranno installate per stimare l’entità del contagio. Questi dati aiuteranno a decidere eventuali interventi di disinfestazione per ridurre la popolazione di zanzare portatrici.
Il Ministero della Salute, intanto, vigila sulla situazione, considerandola ancora gestibile e simile agli anni precedenti. Nel 2023 e, prima ancora, nel 2018, si sono registrate diffuse ondate di infezione in Europa. La sorveglianza del 2025 ha già notificato cinque casi confermati, di cui quattro con complicazioni neurologiche, nelle regioni di Piemonte, Emilia-Romagna e Lazio.
Nel 2024, in Italia risultarono 460 contagi, con sintomi neurologici nel 59% dei casi e 20 decessi. Il Veneto fu la regione più colpita. Questa continuità statistica richiede una costante attenzione per proteggere le comunità a rischio e limitare l’impatto della febbre West Nile.

