Un nuovo studio europeo solleva preoccupazioni sui livelli di sostanze chimiche nei prodotti a base di frumento. Colazione davvero sana?

Aprire una scatola di cereali o affettare una fetta di pane integrale a colazione è un gesto quotidiano per milioni di europei. Ma secondo un’indagine condotta da PAN Europe (Pesticide Action Network), potremmo introdurre nel nostro organismo un composto chimico tutt’altro che innocuo: il trifluoroacetico (TFA), appartenente alla famiglia dei PFAS, le cosiddette “sostanze eterne”.
Lo studio ha evidenziato la presenza diffusa di TFA in un’ampia gamma di prodotti a base di cereali venduti nell’Unione Europea, inclusi pane, pasta, farina, biscotti e croissant. Questa sostanza non si degrada nell’ambiente e può accumularsi nel corpo umano. La sua origine? La degradazione di pesticidi usati in agricoltura, in particolare su colture di frumento e mais.
Cos’è il TFA e perché allarma la comunità scientifica
Il trifluoroacetico è un acido persistente, non classificato ufficialmente come cancerogeno, ma già riconosciuto come dannoso per la salute. Può compromettere fegato, tiroide, sistema immunitario e apparato riproduttivo, ed è considerato corrosivo. La preoccupazione maggiore? L’esposizione avviene non solo tramite l’acqua, ma anche – e soprattutto – attraverso il cibo di uso quotidiano.
Diversi studi collegano i PFAS a patologie come infertilità, colesterolo alto, malformazioni congenite e alcune forme di tumore. Sebbene il TFA sia solo una delle molte varianti di PFAS, la sua diffusione negli alimenti rende urgente una riflessione a livello europeo. Secondo PAN Europe, i prodotti a base di frumento risultano sette volte più contaminati rispetto a quelli ottenuti da altri cereali.

Lo studio: oltre l’80% dei prodotti contiene TFA
L’analisi ha coinvolto 66 alimenti acquistati in 16 Paesi europei, tra cui Italia, Francia, Germania e Irlanda. La lista comprendeva cereali per la colazione, pasta, pane, croissant, farina e biscotti. I risultati sono stati netti: 54 campioni su 66, pari a oltre l’80%, presentavano tracce di TFA, con una concentrazione media di 78,9 microgrammi per chilogrammo.
I valori più alti? In cima alla lista ci sono:
- Cereali da colazione irlandesi: 360 µg/kg
- Pane integrale del Belgio: 340 µg/kg
- Farina di frumento tedesca: 310 µg/kg
- Baguette francese: 210 µg/kg
- Pane nero svizzero (Rauchbrot): 200 µg/kg
- Croissant francese: 180 µg/kg
- Biscotti olandesi “pepernoten”: 130 µg/kg
Prodotti “puliti”, come pane di segale ungherese, wafer al cioccolato bulgari o i savoiardi, rappresentano l’eccezione, non la norma.
L’appello degli esperti: agire prima che sia troppo tardi
Secondo PAN Europe, i pesticidi contenenti TFA vanno banditi con urgenza, in particolare per tutelare bambini e donne in gravidanza. Come ha dichiarato la responsabile scientifica Angeliki Lysimachou, “non possiamo permettere che fasce vulnerabili della popolazione siano esposte a sostanze già note per i loro effetti negativi sulla salute riproduttiva”.
La richiesta è chiara: rivedere i limiti di sicurezza, aumentare i controlli e favorire pratiche agricole prive di PFAS. L’organizzazione sottolinea che la dieta è oggi la principale via di esposizione umana a queste sostanze chimiche, più ancora dell’acqua.
Tra i possibili effetti dell’esposizione prolungata al TFA:
- Alterazioni della fertilità
- Disturbi della tiroide e del fegato
- Compromissione del sistema immunitario
- Problemi respiratori
- Aumento del rischio di tumori (in particolare ai reni, testicoli, ovaie)
Secondo l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), è ormai urgente abbassare i limiti di esposizione per proteggere i consumatori europei, garantendo alimenti sicuri già dalla colazione.

