Un uomo di Brunico è morto per overdose da nitazeni, un potente oppioide sintetico dieci volte più forte del fentanyl. Il caso, il primo ufficiale nel Paese, accende i riflettori su una minaccia crescente e ancora difficile da intercettare.

Un uomo di circa trent’anni, residente a Brunico (Bolzano), è deceduto a causa di un’overdose da nitazeni: è il primo caso accertato in Italia. Sebbene il decesso risalga a un anno fa, la notizia è stata resa pubblica solo di recente, in seguito all’arresto del presunto spacciatore da parte dei Carabinieri locali. Le prime ipotesi parlavano di morte naturale: nessuna traccia evidente di sostanze o strumenti per l’assunzione di droga aveva fatto sospettare un’overdose. Solo un’indagine approfondita, supportata dal RIS di Roma e da una rete di laboratori europei, ha permesso di identificare i nitazeni come causa del decesso. Un lavoro lungo e complesso che ha sollevato nuovi interrogativi sulla diffusione di queste sostanze.
L’Alto Adige sotto osservazione
Il procuratore Axel Bisignano non ha usato mezzi termini: “È un campanello d’allarme significativo”. Nel solo Alto Adige, sono già 35 le segnalazioni legate a questi oppioidi, spesso acquistati attraverso il dark web. Durante una conferenza stampa, Bisignano ha sottolineato la pericolosità dei nitazeni, definendoli “una bomba, molto più potente del Fentanyl”. Un giudizio condiviso dagli esperti riuniti al congresso nazionale della Società Italiana di Tossicologia (Sitox), dove si è discusso dell’escalation nell’uso di questi composti. Le sostanze, spesso invisibili ai test tossicologici standard, stanno provocando un numero crescente di intossicazioni acute in tutta Europa. “Le droghe sintetiche corrono più veloci della legge”, ha avvertito Carlo Locatelli, past president Sitox, evidenziando i gravi rischi neurologici e respiratori legati a queste molecole.

Cosa rende i nitazeni così pericolosi?
Derivati da un progetto farmaceutico degli anni ’50 mai entrato in commercio, i nitazeni sono oppioidi con un’efficacia analgesica fino a dieci volte superiore al fentanyl e centinaia di volte più potente della morfina. Dopo decenni di silenzio, sono ricomparsi dal 2019, in concomitanza con il giro di vite sulla produzione del fentanyl in paesi come Cina e Stati Uniti. Le forme in cui circolano – pillole, polveri, liquidi – sono molteplici, e la loro pericolosità sta anche nella difficoltà di riconoscerli: spesso sono miscelati ad altre droghe o venduti come farmaci contraffatti. Secondo dati europei, la diffusione è ormai globale, ma l’Europa sembra essere la più colpita. A peggiorare il quadro, l’inefficacia parziale del naloxone – il principale antidoto usato per bloccare gli oppioidi – che potrebbe richiedere dosi maggiori per contrastare i nitazeni.
Una sfida per la salute pubblica
Molti consumatori non sanno nemmeno di aver assunto nitazeni. “È questo il vero pericolo”, ha dichiarato Shravani Durbhakula, anestesista alla Vanderbilt University e co-autrice di uno studio sul tema. “Spesso si trovano in pillole spacciate per altri farmaci”. Il rischio invisibile si trasforma così in un’emergenza sanitaria che richiede un approccio integrato: prevenzione, accesso a cure adeguate e informazione. I centri antiveleni, in prima linea nel monitoraggio delle nuove sostanze, giocano un ruolo chiave. “Dobbiamo anticipare il problema, non rincorrerlo”, ha ribadito Orazio Cantoni, presidente Sitox. Tra le strategie suggerite, la distribuzione di test rapidi per identificare i nitazeni e l’ampliamento dei programmi per il trattamento delle dipendenze. In un contesto in cui le droghe evolvono più rapidamente delle contromisure, la consapevolezza diventa la prima linea di difesa.

