Sempre più presenti nella nostra vita quotidiana, possono compromettere la salute ormonale e lo sviluppo, soprattutto nei bambini. Ma come riconoscerli e difendersi?

Negli ultimi anni, i riflettori del mondo scientifico si sono accesi su una categoria di sostanze che agisce silenziosamente nel nostro organismo: i perturbatori endocrini. L’Organizzazione Mondiale della Sanità li definisce come «sostanze esogene o miscele di sostanze che alterano le funzioni del sistema endocrino e possono causare effetti nocivi su un organismo integro, sulla sua progenie o su popolazioni specifiche».
A lanciare l’allarme sono studi sempre più numerosi, che mettono in evidenza come queste sostanze siano collegate a patologie infantili come l’obesità, disturbi del neurosviluppo e anomalie nella pubertà. Il loro impatto non è teorico: è già realtà.
Dove si nascondono e come agiscono
Nel 2021 l’agenzia francese ANSES ha censito ben 906 sostanze sospette, presenti in oggetti e prodotti di uso quotidiano: pesticidi, diserbanti, ma anche cosmetici, contenitori in plastica e detergenti domestici. «La pelle fa da tramite, si lascia ingannare da queste sostanze e dà loro il via libera», spiega la dermatologa Pucci Romano, docente all’Università Cattolica e presidente di Skineco. La penetrazione avviene attraverso meccanismi simil-ormonali, con conseguenze come endometriosi, infertilità maschile e pubertà alterata.
Annamaria Colao, endocrinologa e vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità, avverte: «Questi inquinanti imitano estrogeni e testosterone, scompigliando l’equilibrio ormonale. Le microplastiche, per esempio, sono state trovate persino nella placenta». Siamo circondati da elementi invisibili, ma dalle conseguenze tangibili.

I rischi per i più piccoli e le nuove misure europee
I bambini risultano particolarmente vulnerabili. «Queste sostanze agiscono anche a dosi minime – spiega Annamaria Moschetti, pediatra dell’ISDE – e sono associate a patologie in crescita come disturbi dello spettro autistico, ADHD e disturbi della condotta». Per questo motivo, Moschetti propone di trattare le creme solari come farmaci e non come semplici cosmetici, vietando quelle con filtri a rischio.
Un cambiamento importante è già in atto a livello europeo: dal 1° maggio 2025 i produttori dovranno dichiarare la presenza – certa o sospetta – di interferenti endocrini sulle etichette industriali. Dal 1° marzo 2026, l’obbligo sarà esteso ai prodotti destinati al consumatore finale. Una svolta che punta a rendere le scelte più consapevoli e a tutelare la salute pubblica.
Come difendersi nella vita quotidiana
«Non possiamo ignorare l’evidenza: anche quantità minime, per effetto cumulativo, possono risultare tossiche», avverte ancora Colao. La prevenzione comincia dalle scelte quotidiane. Ridurre il consumo di alimenti ultraprocessati, prediligere cibi freschi cucinati in casa e limitare l’uso di plastica sono gesti concreti.
Anche la cura della pelle rientra in questa strategia. «Ciò che fa male alla pelle fa male anche all’ambiente – osserva Romano –. È fondamentale optare per cosmetici ecodermocompatibili, attenti sia alla dermo-compatibilità che all’ecologicità dell’intera filiera». Leggere con attenzione l’INCI, cioè la lista degli ingredienti, è il primo passo verso una maggiore consapevolezza. Perché ogni prodotto che scegliamo non impatta solo su di noi, ma su tutto ciò che ci circonda.

