Uova, formaggio, grassi: davvero sono da evitare se si ha il colesterolo alto? Con l’aiuto del biologo nutrizionista Simone Gabrielli, entriamo nel vivo di uno degli argomenti più discussi e fraintesi della salute quotidiana.

Viene spesso dipinto come un nemico da combattere, ma il colesterolo è in realtà una componente fondamentale per l’organismo. Senza di lui, molte delle nostre funzioni vitali sarebbero compromesse. Stabilizza le membrane cellulari, protegge le terminazioni nervose grazie alla guaina mielinica, è indispensabile per la produzione di ormoni steroidei e permette la sintesi degli acidi biliari necessari alla digestione dei grassi.
In breve: il colesterolo non è un intruso, ma un alleato. Il problema nasce quando i suoi livelli, in particolare quelli del cosiddetto colesterolo “cattivo”, superano i limiti consigliati.
Colesterolo buono e colesterolo cattivo: qual è la differenza?
Nel nostro sangue circolano due principali “trasportatori” di colesterolo: le lipoproteine LDL (Low Density Lipoprotein) e HDL (High Density Lipoprotein). Le prime sono associate al colesterolo “cattivo”, le seconde a quello “buono”.
Ma perché le LDL sono considerate pericolose? Immagina una rete stradale su cui viaggiano furgoni carichi di colesterolo (le LDL). Se le cellule non ne hanno bisogno, questi furgoni continuano a girare, rischiando incidenti. Quando il sistema immunitario rimuove questi veicoli danneggiati, il colesterolo viene lasciato in circolo, dove può accumularsi sulle pareti dei vasi sanguigni. È così che si formano le placche aterosclerotiche.
Queste placche possono restringere i vasi, ostacolando il passaggio del sangue e aumentando il rischio di infarti e ictus. Nei casi peggiori, si forma un trombo che può staccarsi e causare eventi acuti potenzialmente fatali. Un dato allarmante? Ogni anno si stima che l’ipercolesterolemia sia responsabile di 2,6 milioni di morti nel mondo.

Come si alza (davvero) il colesterolo cattivo?
Mangiare un alimento ricco di colesterolo non equivale automaticamente ad alzare i livelli di LDL. Solo il 20% del colesterolo presente nel sangue deriva dalla dieta; l’80% viene prodotto internamente dal nostro corpo. E qui entrano in gioco altri fattori, spesso sottovalutati.
Un’alimentazione troppo calorica o eccessivamente ricca di grassi saturi (come quelli presenti in carni rosse, insaccati, formaggi, burro e lardo), zuccheri raffinati e acidi grassi trans può spingere il corpo a produrre più colesterolo del necessario. Anche abitudini come sedentarietà, fumo e consumo di alcolici contribuiscono a peggiorare il quadro.
Al contrario, l’equilibrio si può ristabilire con scelte precise: aumentare il consumo di fibre tramite frutta, verdura, legumi e cereali integrali, scegliere grassi buoni come l’olio extravergine d’oliva e il pesce azzurro ricco di omega-3, e introdurre attività fisica nella routine settimanale.
Le uova fanno male? E il formaggio?
Domanda frequente, e spesso mal interpretata. Le uova contengono colesterolo, è vero, ma il loro consumo moderato non ha un impatto significativo sui livelli di LDL. L’aspetto decisivo resta la qualità generale dell’alimentazione. Cinque uova a settimana rientrano tranquillamente in una dieta bilanciata, soprattutto se si varia con altri alimenti proteici.
E il formaggio? Anche in questo caso, la moderazione è la chiave. I latticini interi possono essere ricchi di grassi saturi, ma ciò non significa che debbano essere eliminati del tutto. La frequenza e le porzioni contano più del divieto assoluto.
Seguire un’alimentazione ispirata alla dieta mediterranea, o ai suoi modelli affini (vegetariana, flexitariana, ecc.), aiuta a mantenere la bilancia interna del colesterolo sotto controllo. E nei casi in cui lo stile di vita non basta, sarà il medico a valutare l’eventuale introduzione di farmaci.

