L’emergere di una chiara connessione tra l’ingestione di alimenti ultraprocessati (Upf) e le morti premature in otto nazioni ha acceso un allarme globale. Uno studio condotto da Eduardo Augusto Fernandes Nilson della Fondazione Oswaldo Cruz in Brasile, pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine, ha sollevato inquietanti interrogativi sulla nostra dieta quotidiana.

L’influenza del consumo di Upf sulla mortalità prematura
Utilizzando dati nazionali rappresentativi delle abitudini alimentari e dei tassi di mortalità, la ricerca di Nilson ha rivelato un inquietante legame tra il consumo di Upf e le morti anticipate. Ogni aumento del 10% dell’assunzione di questi alimenti si traduce in un incremento del 3% del rischio di morte per qualsiasi causa. Tale rischio varia significativamente tra le nazioni: in Colombia, solo il 4% dei decessi prematuri è attribuibile agli Upf, mentre negli Stati Uniti e nel Regno Unito, tale cifra si avvicina al 14%. Nel 2018, negli Stati Uniti, lo studio ha collegato il consumo di Upf a ben 124.000 decessi prematuri.
La minaccia degli alimenti ultraprocessati per la salute pubblica
Gli alimenti ultraprocessati, spesso pronti all’uso o facilmente riscaldabili, sono composti da ingredienti estratti o sintetizzati, arricchiti con additivi come coloranti, dolcificanti e altri componenti artificiali. Questi prodotti stanno rapidamente sostituendo i cibi freschi e minimamente lavorati, creando una preoccupante inversione di tendenza con ripercussioni gravi sulla salute pubblica. Lo studio mette in evidenza come un consumo elevato di Upf sia collegato a 32 diverse malattie, tra cui condizioni devastanti come malattie cardiovascolari, obesità, diabete, alcuni tumori e anche depressione. Nei paesi ad alto reddito, il consumo di Upf è elevato ma relativamente stabile; al contrario, in quelli a reddito medio e basso, è in forte e rapida crescita, preannunciando un futuro aumento del carico globale delle malattie.
Necessità di interventi normativi e linee guida dietetiche

Vista la crescente evidenza, gli autori dello studio invocano misure urgenti. La richiesta è di implementare politiche pubbliche e aggiornare le linee guida dietetiche per scoraggiare il consumo di Upf e promuovere diete basate su cibi freschi e locali. I risultati dello studio sostengono l’urgenza di interventi normativi e fiscali a livello mondiale per diminuire l’impatto negativo degli alimenti ultraprocessati sulla salute e prevenire un numero notevole di morti premature che potrebbero essere evitate.
In sintesi, mentre gli alimenti ultraprocessati continuano a essere una comoda soluzione per i ritmi accelerati della vita moderna, le loro conseguenze sulla salute non possono essere ignorate. È giunto il momento di agire, sensibilizzando la popolazione sui rischi connessi e promuovendo un ritorno a modelli alimentari più sani.

