Sostenuta da nomi di spicco della Silicon Valley, una nuova azienda biotech esplora il controverso campo della modifica genetica degli embrioni, tra promesse mediche e timori di eugenetica.

Una startup californiana, fondata dal genetista Lucas Harrington e chiamata Preventive, ha acceso un intenso dibattito nel mondo scientifico ed etico. L’azienda, con sede a San Francisco, si propone di prevenire malattie ereditarie attraverso l’editing genetico degli embrioni prima della nascita. Una missione che, sebbene ambiziosa, si scontra con limiti legali ben precisi: negli Stati Uniti, infatti, è vietato avviare sperimentazioni cliniche su embrioni geneticamente modificati per fini riproduttivi.
Nonostante ciò, Preventive ha già raccolto 30 milioni di dollari in investimenti, grazie al sostegno di figure di spicco come Sam Altman (CEO di OpenAI) e Brian Armstrong (fondatore di Coinbase). Secondo il Wall Street Journal, la startup sta conducendo solo ricerche precliniche, ma l’idea stessa di intervenire sul DNA umano in fase embrionale ha sollevato forti perplessità. L’ombra dei “bambini su misura” aleggia sul progetto, alimentando lo spettro di una nuova forma di eugenetica high-tech.
Investitori e ambizioni globali
Sam Altman e Brian Armstrong non sono semplici finanziatori occasionali: entrambi hanno espresso entusiasmo per il potenziale della ricerca genetica preventiva. Armstrong ha sottolineato come modificare un gene difettoso in fase embrionale sia molto più efficace che trattare la malattia a posteriori. Altman, da parte sua, ha affidato l’investimento al marito Oliver Mulherin, che ha definito l’iniziativa un tentativo di aiutare le famiglie a evitare malattie genetiche gravi.
A fronte delle restrizioni normative statunitensi, l’azienda sta esplorando la possibilità di portare avanti le sue ricerche in paesi con normative più flessibili, come gli Emirati Arabi Uniti. Harrington ha precisato che eventuali attività all’estero non nascono dal desiderio di eludere la supervisione, ma dalla necessità di continuare la ricerca in un contesto legale più favorevole. Preventive, registrata come public benefit corporation, si impegna formalmente a conciliare obiettivi commerciali e impatto sociale.

I precedenti inquietanti e il dibattito scientifico
Il progetto richiama alla mente il controverso caso del 2018, quando lo scienziato cinese He Jiankui annunciò la nascita dei primi gemelli con il genoma modificato per resistere all’HIV. L’episodio, accolto con sdegno dalla comunità scientifica, costò a Jiankui una condanna a tre anni di carcere. Da allora, l’editing genetico umano resta un terreno minato, soprattutto sul piano etico e medico: le conseguenze delle modifiche genetiche restano, ad oggi, imprevedibili.
Figure autorevoli nel campo della genetica, come Fyodor Urnov dell’Innovative Genomics Institute di Berkeley, hanno lanciato dure critiche al nuovo fermento imprenditoriale in questo ambito. “Stanno giocando con il concetto di ‘miglioramento dei bambini’ armati di grandi somme di denaro e scarsa responsabilità”, ha dichiarato Urnov. I timori si concentrano soprattutto sul rischio che la ricerca venga distorta verso scopi cosmetici o commerciali, anziché restare ancorata alla prevenzione delle malattie.
Promesse terapeutiche e prospettive future
Secondo Preventive, gli obiettivi a breve termine si concentrano su patologie monogeniche devastanti come la fibrosi cistica o l’anemia falciforme. In questi casi, due genitori portatori dello stesso gene difettoso non possono generare figli sani con la fecondazione tradizionale. L’editing genetico potrebbe rappresentare l’unica alternativa reale. Harrington ha dichiarato al Journal che l’azienda non sta collaborando con coppie né ha intenzione di impiantare embrioni modificati a breve termine. “Non abbiamo fretta”, ha affermato, aggiungendo che Preventive è impegnata nella trasparenza e pubblicherà tutti i risultati, sia positivi che negativi.
Anche altre startup come Manhattan Genomics, co-fondata da Cathy Tie, e Bootstrap Bio in California, stanno esplorando percorsi simili. Tuttavia, la comunità bioetica continua a sollevare dubbi sulle reali finalità di queste ricerche. Dove finisce la medicina, e dove comincia la selezione genetica? La risposta, ancora lontana, potrebbe ridefinire il confine tra cura e controllo genetico dell’umanità.

