Ogni giorno perdiamo capelli, ma non sempre è un segnale d’allarme. Capire il ciclo vitale del capello e le differenze tra effluvio e defluvio è fondamentale per riconoscere le vere anomalie.

Trovare capelli sul cuscino, nella doccia o impigliati nella spazzola è una scena familiare per molti. Non è motivo di allarme, almeno non finché il fenomeno rientra nei limiti fisiologici. In media, si perdono tra i 50 e i 100 capelli al giorno, un numero che può salire fino a 150 nei periodi di cambio stagione. Alcuni dermatologi preferiscono un intervallo più conservativo, compreso tra 60 e 80. Può sembrare tanto, ma rappresenta una frazione minima rispetto ai circa 100.000 follicoli presenti sul cuoio capelluto.
La chiave sta nell’osservare un cambiamento rispetto alla propria condizione abituale. Una perdita improvvisa o costante superiore alla norma può essere il primo campanello d’allarme. Il problema, infatti, non è la caduta in sé, ma l’evoluzione del fenomeno nel tempo. Quando la quantità di capelli persi inizia a superare i 100-120 al giorno in modo continuativo, o si accompagnano segni come diradamento visibile o chiazze prive di capelli, è opportuno rivolgersi a uno specialista.
Le fasi del ciclo vitale del capello: un equilibrio continuo
Ogni capello segue un ciclo vitale autonomo e indipendente dagli altri, che si sviluppa lungo un arco temporale di 2-7 anni. Questo meccanismo asincrono permette alla chioma di rinnovarsi gradualmente, evitando perdite massicce in simultanea. Il ciclo si articola in quattro fasi, ognuna con una funzione precisa.
Durante la fase Anagen, che può durare da 2 a 6 anni, il capello cresce attivamente, allungandosi in media di un centimetro al mese. Poi subentra la fase Catagen, una breve transizione di 2-3 settimane in cui il follicolo si contrae e il capello smette di crescere. Segue la fase Telogen, che dura circa 3-4 mesi: il capello rimane al suo posto, ma è tecnicamente “a riposo”. Infine, nella fase Exogen, il vecchio capello viene espulso per lasciare spazio a quello nuovo. Ed è in questa fase che avviene la caduta visibile, quella che notiamo ogni giorno.
Effluvio o defluvio? Capire cosa sta succedendo davvero

Dietro il termine generico “perdita di capelli” si nascondono due dinamiche ben distinte: effluvio e defluvio. L’effluvio è una caduta abbondante e improvvisa, spesso legata a un evento scatenante come stress acuto, febbre alta, parto o cambi ormonali. I capelli cadono tutti nella stessa fase del ciclo (Telogen), ma i follicoli non subiscono danni irreversibili. Di norma, il fenomeno è transitorio e si risolve spontaneamente.
Il defluvio, al contrario, è una perdita più lenta ma continua, in cui i follicoli si indeboliscono progressivamente fino ad atrofizzarsi. Questo comporta la produzione di capelli via via più sottili e corti, con un’alopecia che può diventare irreversibile se non trattata. In particolare, il defluvio è alla base dell’alopecia androgenetica, la forma più comune di calvizie. Curiosamente, ciò che visivamente appare più drammatico (l’effluvio) ha spesso una prognosi migliore rispetto a quello che, giorno dopo giorno, svuota silenziosamente la chioma.
Quando la caduta dei capelli è il sintomo di un problema più profondo
Oltre ai fattori genetici ed ormonali, molteplici condizioni possono alterare l’equilibrio del ciclo pilifero. Una delle più comuni è l’effluvio stagionale, che colpisce in autunno e, in misura minore, in primavera. In questi periodi, il corpo risponde ai cambiamenti di luce e temperatura con un aumento temporaneo della caduta. I raggi UV, insieme a cloro, salsedine e calore estivo, danneggiano la struttura del capello e lo rendono più fragile. In genere, questo tipo di caduta si risolve spontaneamente.
Tuttavia, se l’effluvio stagionale si prolunga o si presenta con intensità anomala, potrebbe sovrapporsi a una condizione patologica. In questi casi è importante non sottovalutare il fenomeno. Anche l’alimentazione, carenze nutrizionali, patologie autoimmuni, farmaci o squilibri ormonali possono influenzare il ciclo dei capelli. Individuare la causa con l’aiuto di un dermatologo o di un tricologo è il primo passo per intervenire efficacemente e preservare la salute della propria chioma.

