Con il termine tifo, si vuole indicare una malattia che coinvolge tutto l’organismo, di origine infettiva, determinata dal batterio Salmonella enterica sierotipo typhi. L’agente coinvolto nella malattia, è presente nelle urine del malato e nelle feci infette, e può essere trasmesso da uomo a uomo tramite via oro-fecale, oppure con il consumo di bevande o alimenti precedentemente contaminate.
IL TIFO NELLA STORIA
Il tifo è una malattia conosciuta fin dai tempi antichi. Chiaramente le indagini sulle origini e il decorso erano molto grezze. Quindi non vi fu una vera statistica. È vero che fu una malattia molto diffusa, con grandi epidemie. Ma è altrettanto vero che, essendo tre i diversi tipi di tifo, vi fu molta confusione. Infatti, prima delle indagini più approfondite dell’Ottocento, tifo petecchiale e tifo addominale non venivano spesso riconosciuti come due diverse tipologie.
Comunque le epidemie di tifo furono molto comuni, probabilmente più diffuse della stessa peste. Fortunatamente il tifo è una malattia con un’incidenza mortale nettamente minore rispetto alla peste.
In Europa, molte epidemie erano dovute alla sporcizia e in particolare al contagio attraverso i pidocchi. La mancanza di strumenti adatti non permise di differenziare le tre tipologie di tifo. Ma si può ragionevolmente dire che le epidemie di tipo petecchiale erano più frequenti in inverno.
Questo era dovuto al fatto che nella stagione fredda la popolazione si chiudeva nei locali, e si lavava di meno.
Qui, la mancanza di igiene e i pidocchi, favorivano il contagio di tifo petecchiale, provocando la diffusione dell’agente responsabile. Questo era il ricketsie, che si diffondeva attraverso il sangue, nell’intestino. Durate le epidemie di tifo addominale, a differenza di quello petecchiale, spesso la morte era pressoché sicura. Un altro veicolo di trasmissione del tifo erano gli spostamenti di piccoli eserciti. Questi vivevano con livelli igienici pessimi e si muovevano in continuazione. Per questo il tifo fu chiamato anche la “febbre di guerra”.
IDENTIFICAZIONE STORICA
Solo a partire dal 1829, venne ben identificato il tifo addominale, dal francese Louis. Egli produsse un’analisi sulle perforazioni dell’intestino e le emorragie. In seguito, Budd provò, nel 1873, che il tifo si diffondeva tramite l’alimentazione. Nel 1880 fu la volta dell’analisi del bacillo del tifo, grazie a Koch e Eberth. Bacillo che venne poi isolato da Gaffky quattro anni più tardi. La salmonella fu così identificata come responsabile del tifo, e fu possibile, due anni più tardi, mettere a punto il primo vaccino. Dopo il vaccino ad opera di Kalle e Pfeiffer, bisognerà aspettare il 1948 per introdurre la cura antibiotica a base di cloramfenicolo, con Burkholder.
La differenziazione tra tifo addominale, tifo petecchiale e tifo endemico fu molto importante. Permise poi trovare la terapia adeguata a combattere le tre tipologie.
I TRE TIPI DI TIFO
Come detto si distinguono oggi tre tipi di tifo:
- Febbre Tifoide (tifo addominale)
- Tifo esantematico (tifo petecchiale)
- Tifo Murino (tifo endemico)
La Febbre tifoide, detta anche tifo addominale, è la più pericolosa, ed è dovuta alla Salmonella typhi. Si tratta di una patologia batterica sistemica, che descriveremo nei dettagli nei paragrafi successivi.
Il Tifo esantematico, detto petecchiale o europeo, è molto probabilmente quello che più colpiva il Vecchio Continente. Questo per le scarse condizioni igieniche descritte nel paragrafo precedente.
La trasmissione del Rickettsia prowazeki avveniva attraverso i pidocchi e colpiva solo l’essere umano. Il pidocchio, succhiando il sangue infetto, lo trasmetteva poi con le feci. Questo tipo di tifo da origine a forti febbri, esantemi, e può evolvere fino al coma.
Il tifo murino è invece trasmesso dalle pulci dei roditori, ed è il tipo di tifo meno pericoloso. L’agente patogeno in questo caso è la Rickettsia typhi, e si trasmette raramente nell’uomo. Anche in questo caso, la cattiva igiene è la principale responsabile della diffusione. Provoca dolori muscolari e articolari, con eruzioni cutanee.

Che cos’è la salmonella Typhi
L’agente eziologico coinvolto nella febbre tifoide o semplicemente nel tifo, è la Salmonella Typhi, il cui vettore è esclusivamente umano, proprio per questo, la malattia si trasmette sempre da parte di essere umano malato oppure portatore sano del batterio, verso un’altra persona. In base alla dose infettante, varia il periodo di incubazione del tifo, anche se tendenzialmente è di 1-3 settimane. Una volta ingerita acqua contaminata oppure alimenti, i batteri raggiungono l’intestino tenue fino a contaminare temporaneamente la circolazione sanguigna. Inizialmente il batterio Salmonella Typhi si moltiplica nelle cellule presenti nella milza, nel fegato e nel midollo osseo, per poi ritornare nel circolo sanguigno. Una volta che il microrganismo ha raggiunto il sangue, si sviluppa la sintomatologia nel malato, con la comparsa di febbre. I batteri penetrano nella colecisti ed anche nelle vie biliari ed anche nel tessuto linfoide presente nell’intestino. Qui avviene la moltiplicazione elevata dei microrganismi, per poi passare nell’intestino, ed una volta qui, i patogeni possono essere identificati per la corretta diagnosi., mediante colture di feci analizzate in laboratorio.
Come avviene il contagio del Tifo
Generalmente il Tifo si contrae mediante l’ingestione dei batteri presenti in alimenti ed acqua contaminata. Tali batteri sono dotati di una resistenza notevole verso l’ambiente esterno, specialmente se contenuti in materiale organico, infatti essi possono vivere anche per alcune settimane nel liquame e nel fango. I malati di Tifo a loro volta, possono contaminare attraverso l’evacuazione delle feci le acque, che nella fase acuta presentano una elevata concentrazione di batteri. Una volta contaminate le acque della rete idrica, queste a loro volta possono contaminare l’approvvigionamento degli alimenti. Può capitare dunque, che una persona sana, ingerisca alimenti o bevande che sono state contaminate con la minzione o con le feci anche in piccola quantità, ed in questa maniera contrarre il Tifo, ed inoltre, se la persona malata, non adopera delle misure igieniche corrette, come lavarsi le mani dopo essere stata in bagno, possono con le stesse contaminare il cibo e tutte le superfici e mobili, contribuendo in questa maniera a diffondere l’infezione. Oltre a tali metodi di contrazione del Tifo, ce se nono altri e sono: consumare crostacei o frutti di mare che provengono ad acque contaminate da feci ed urine infette, oppure avere rapporti sessuali completi anche orali ed anali senza protezione con soggetti portatori sani di Salmonella Typhi. Se tale patologia non viene trattata tempestivamente, si stima che una persona su 20 con il passare del tempo, diventerà vettore della patologia a lungo termine, anche se si presenta asintomatica, ovvero priva della sintomatologia riconducibile al Tifo. Tutto questo significa che, l’escrezione di Salmonella Typhi da parte dall’organismo di soggetti portatori cronici, si protrae per più di un anno.
Sintomatologia del Tifo nelle prime due settimane
In assenza di trattamento farmacologico per il Tifo, la sintomatologia inizia a manifestarsi entro quattro settimane dal contagio, con sintomi che tendono a peggiorare con il passare del tempo. Con lo sviluppo della malattia, il rischio di complicanze aumenta, mentre se la malattia vine trattata, la sintomatologia inizia a migliorare nell’arco di 3-5 giorni. Nella prima settimana si manifestano: febbre elevata, forti dolori addominali, stitichezza molto comune nelle persone adulte e diarrea nei bambini, vomito, tosse secca e persistente, cefalea, comparsa di macchie colore rosa localizzate principalmente sul tronco e distribuite in cinque punti e malessere generale. Nella seconda settimana, in mancanza di trattamento farmacologico, i sintomi sopra descritti tenderanno a peggiorare, provocando nel malato gonfiore addominale e bradicardia, ovvero rallentamento delle pulsazioni cardiache.
Sintomatologia del Tifo nella terza settimana
Nella terza settimana di Tifo, si possono manifestare i seguenti sintomi: anoressia, mancanza di appetito e calo del peso corporeo, esaurimenti fisico, attacchi frequenti di diarrea maleodorante acquosa e di colore giallo, deterioramento dello state psichico con confusione grave, apatia ed in alcuni casi manifestazioni di psicosi. In questo periodo tendenzialmente nel malto si sviluppano le complicazioni, mentre alla fine quarta settimana, la febbre diminuisce gradualmente, anche se c’è il rischio che trascorsi 10 giorni dall’abbassamento, i sintomi possono manifestarsi nuovamente.
Il tifo addominale va ad aggredire la muscosa enterica, lesionandola. La lesione, chiamata escara, provoca delle emorragie interne a causa delle ulcere che va a creare, chiamate ulcere tifose. Ma il tifo può provocare anche delle perforazioni nell’intestino, e ingrossamento della milza e del fegato.
Diagnosi del Tifo
Si può identificare l’agente eziologico responsabile del Tifo attraverso esami di laboratorio di campioni di sangue, midollo osseo, feci ed urina. Solitamente la diagnosi corretta della febbre tifoide si può formulare con: emocoltura e test sierologico nella prima settimana della malattia, e tramite coprocoltura con la ricerca degli antigeni nel sangue, nella seconda e terza settimana della malattia. Le colture delle feci, sono particolarmente sensibili nella fasi precoci ed in quelle tardive della febbre tifoide, ma molto spesso devono essere integrate con l’esame colturale del sangue, per una diagnosi definitiva. Attraverso le analisi del midollo osseo, si può effettuare una diagnosi accurata, in maniera tale da confermare la presenza di infezione da Salmonella Typhi, e viene utilizzato solo se i test precedenti non hanno dato risultati concludenti. In presenza di esito positivo, consigliamo di estendere eventuali accertamenti anche ai membri della famiglia del paziente affetto da Tifo.
Vaccinazione per il Tifo
La vaccinazione per il Tifo, è raccomandata principalmente per coloro che viaggiano ed hanno intenzione di recarsi in zone del mondo, dove tale patologia è molto diffusa. Attualmente i paesi con il più alto tasso di Tifo sono: Bangladesh, India, Cina, Laos, Indonesia, Pakistan, Vietnam e Nepal.
In particolar modo, tale vaccinazione è indicata per: viaggi in zone dove è presente un alto rischio di esposizione alla Salmonella Typhi, ovvero nei paesi in via di sviluppo come in America Latina, Asia ed Africa, e per tutte quelle persone che devono vivere o lavorare in zone del mondo dove l’infezione è in atto e dove si è stretto contatto con la popolazione locale, perché esposti frequentemente a scarse condizioni igienico-sanitarie. Queste vaccinazioni forniscono una protezione limitata e l’immunità acquisita, potrebbe essere sopraffatta in presenza di elevate concentrazioni di Tifo.
LA TERAPIA ANTIBIOTICA
In Europa oramai, non si effettua più la vaccinazione contro il tifo, e la malattia è praticamente scomparsa. Nel caso di contagio per i non vaccinati, si può ricorrere alla cura a base di antibiotici, con risultati molto soddisfacenti, che possono scongiurare la morte, che colpiva il10% dei contagiati quando gli antibiotici non erano stati ancora inventati. Dopo la scoperta del cloramfenicolo da parte di Burkholder, l’antibiotico che viene oggi utilizzato per combattere il tifo è la ciprofloxacina, ritenuta migliore anche rispetto ad altri farmaci antibiotici come l’ampicillina e il cotrimoxazolo. Nel caso la ciprofloxaciina risulti inefficace, gli altri antibiotici di riferimento sono la cefepima, la cefixima e il ceftriaxone. Per i bambini invece, viene preferita l’azitromicina, in associazione con del paracetamolo per abbassare la febbre.
I corticosteroidi vengono utilizzati solo quando sono presenti complicazioni di livello neurologico, come il delirio se non addirittura il coma.