- Oltre 60.000 prodotti dei migliori marchi
La peritonite batterica spontanea si manifesta a causa di una traslocazione batterica provocata da ipertensione portale. Alla base di tale patologia, non si riscontrano cause intra-addominali o infezioni come l’endocardite o la broncopolmonite.
Cos’è la traslocazione batterica intestinale
La traslocazione batterica intestinale è l’invasione di germi e bioprodotti, mediante la mucosa intestinale dell’intestino, verso linfonodi mesenterici, come la milza, il fegato ed il peritoneo. Tale disturbo si manifesta generalmente in paziente che hanno una occlusione intestinale a seguito della stipsi, ma come evidenziato da diversi studi sperimentali, l’intestino stesso diviene un organo bersaglio in qualsiasi situazione, e una eventuale disfunzione, comporta l’alterazione della permeabilità facilitando in questa maniera la traslocazione batterica e l’assorbimento di endotossine e detriti. I fattori scatenati di tale disturbo sono principalmente le immunodeficienze ed anche le immunosoppressioni da parte dell’ospite, le alterazioni dell’equilibrio ecologico dell’intestino, la permeabilità della mucosa, l’ittero ostruttivo ed anche lo stress. Tale patologia si manifesta con il passaggio transcellulare e paracellulare, e può essere rilevata sia tramite la coltura dei linfonodi mesenterici, sia in maniera indiretta mediante emocolture periferiche.
Definizione di traslocazione batterica
Per traslocazione batterica, si intende il passaggio di batteri che si possono analizzare, da siti extra-intestinali TRACT gastrointestinali, ovvero linfonodi mesenterici, milza, fegato, reni e sangue. I fattori scatenanti che promuovono tale traslocazione sono: Bacilli Gram Negativi gastroresistenti delle difese immunitarie, lesioni e disturbi a carico della mucosa intestinale che a loro volta provocano permeabilità. La traslocazione può essere anche generica, ovvero una tipologia di aberrazione cromosomica costituita da Chromosome Breakage e il trasferimento della broken-off verso un altro sito, molto spesso anche verso un altro cromosoma.

Come curare la peritonite batterica spontanea
Prima del risultato dell’esame colturale del liquido ascitico, è importante somministrare al paziente una cura farmacologica di antibiotici ad ampio spettro, che tendenzialmente rientrano a far parte di questi la Cefalosporina di terza generazione, ovvero un trattamento che risulta essere efficace nel 98% dei casi. Anche la somministrazione di Chinoloni, sembra avere effetti analoghi, per questo anche tale farmaco rientra a far parte della cura preventiva. L’albumina in questo caso specifico, sembra avere un ruolo fondamentale, specialmente dopo la paracentesi evacuativa, ed in particolar modo in pazienti con asciti sotto tensione. La vita del soggetto affetto da Peritonite Batterica Secondaria, dipende moltissimo dalla diagnosi repentina, ed anche da una cura antibiotica tempestiva. Se il paziente non viene curato in tempo, questo può morire per complicanze a carico dei reni, oppure a causa di un incremento della vasocostrizione renale, che spesso è già presente nel paziente cirrotico. L’albumina deve essere somministrata in un quantitayivo pari a 8 grammi litro/rimosso, oppure destano 70:6 grammi ogni litro o Emagel 5% sempre da somministrare in un quantitativo pari a 6 grammi litro/ rimosso.
Cosa si cerca tramite la conta cellulare
La prima cosa che si analizza tramite la conta cellulare sono i Polimorfonucleati, che non devono essere superiori a 250 ml. Quando il valore è inferiore, si parla di batteriascite, ma in tal caso, significa che dei fattori come il complemento, impediscono l’evoluzione. La neutrascite deve essere inferire a 250 ml ma ad esame colturale negativo, in sintesi possiamo avere:
1. Infezione del liquido cistico mediante la conta dei PMN/ml coltura
2. Peritonite batterica spontanea superiore a 250 con coltura monomicrobica positiva
3. Batteriascite
4. Neutrascite superiore a 250 coltura negativa
5. Peritonite batterica spontanea secondaria superiore a 250 cultura polimicrobica positiva
6. Batteriascite polimicrobica superiore a 250 coltura polimicrobica positiva
Con la colorazione di Gram non si ha una valutazione corretta, perché si riscontra molto spesso un batterio ogni ml di uscite. In presenza di Carcinomatosi peritoneale e nella malattia pancreatica e tubercolare, si possono avere lo stesso un elevato numero di PMN.
Peritonite batterica spontanea nell’anziano cirrotico
Le persone cirrotiche hanno un levato grado di rischio verso le infezioni, maggiori rispetto alle persone con altre patologie croniche, causate dalla differenza nelle reazioni infiammatorie ed immunitarie. Circa il 50% di questi pazienti, durante la fase ospedaliera, contrae un’infezione batterica, mentre nei pazienti sani, la percentuale è pari a circa il 7%. La complicanza più grave nei pazienti cirrotici è l’ascite, che viene associata ad una ridotta quota di sopravvivenza, ed anche al trattamento che prevede restrizione dietetica e la somministrazione di diuretici nella maggior parte dei pazienti. In tali condizioni cliniche, il personale ospedaliero presta particolare attenzione alla prevenzione di complicanze come l’insorgenza di Iponatremia, oppure della sindrome epato-renale e della peritonite batterica spontanea. Quest’ultima complicanza molto grave, si riscontra tra il 15 ed il 30% dei pazienti, mentre il 20% vengono colpiti da infezioni dell’apparato urinario, ed il 15% dell’apparato respiratorio. La concentrazione dei batteri nel liquido ascitico è tendenzialmente bassa, ma nonostante questo, si riscontra un’infiammazione evidenziata principalmente dalla concentrazione di polimorfonucleati e da citochine. I pazienti con bassa concentrazione, ovvero i soggetti a rischi, e specialmente quelli che hanno mostrato già sintomatologia da Peritonite Batterica Spontanea con sanguinamento gastro-intestinale, devono essere trattati mediante la somministrazione di antibiotici.
I farmaci per la cura della peritonite batterica
Per la cura della peritonite batterica, ci sono attualmente una serie di farmaci in grado di placare la sintomatologia e di migliorare il tenore di vita del malato. I farmaci più utilizzati sono gli Aminoglicosidi e rientrano a far parte di questa categoria l’Amikacina, ovvero un farmaco antibiotico indicato prevalentemente per la cura della peritonite associata a dialisi peritoneale. Nei pazienti in dialisi ambulatoriale continua, deve essere iniettato un quantitativo pari a 24 mg/L tramite via intraperitoneale, e 30 mg/L in pazienti non anurici. Per i malati in dialisi peritoneale intermittente, la somministrazione è differente, ovvero vanno introdotti 2mg/Kg per scambio al giorno, e 2,5 mg/Kg in pazienti non anurici. L’altro farmaco è la Gentamicina, che va somministrata in pazienti in CADP, e la dose che si raccomanda e di 0,6-0,75 mg/Kg tramite via intraperitoneale una volta al giorno, oppure 16-20 mg ogni due litri di liquido di dialisi. È possibile assumere il farmaco anche per via endovenosa e la terapia va eseguita per circa due settimane.