L’iperidratazione è una condizione potenzialmente pericolosa che si verifica quando l’organismo accoglie più acqua di quanta riesca a espellere. Sebbene sia un evento raro legato a un’eccessiva assunzione orale di acqua, sono le disfunzioni di alcuni organi a rappresentare il principale fattore di rischio. Scopriamo insieme le cause, i sintomi e i trattamenti possibili.

Bevendo troppo può nuocere: come si manifesta l’iperidratazione
Nel nostro stile di vita frenetico, bere molta acqua viene spesso considerato sinonimo di salute. Tuttavia, ingerire quantità smodate può portare a un accumulo pericoloso nei tessuti, soprattutto quando l’organismo è affetto da patologie che interferiscono con l’eliminazione naturale dei liquidi. Persone affette da disturbi cardiaci, epatici o renali, così come neonati prematuri con reni ancora immaturi, sono particolarmente suscettibili. Inoltre, farmaci come i diuretici e alcuni antidepressivi possono esacerbare il quadro clinico.
A contribuire a questa condizione c’è anche un’eccessiva produzione dell’ormone antidiuretico vasopressina, talvolta stimolata inopportunamente dall’ipofisi. Atleti che assumono molta acqua per prevenire disidratazione o persone con polidipsia psicogena, un disturbo psichiatrico, sono anch’essi a rischio. Mentre un individuo sano dovrebbe bere oltre 23 litri al giorno per forzare una crisi idrica, il gioco cambia radicalmente in presenza di complicazioni organiche.
Sintomi per riconoscere l’iperidratazione

Le prime avvisaglie di un eccesso di liquidi nel corpo spesso passano inosservate. Quando il livello di sodio nel sangue inizia a scendere, si può incorrere in iponatriemia, una condizione che manifesta sintomi variabili in base alla rapidità con la quale si sviluppa. Se il processo è graduale e lieve, potrebbe manifestarsi con distrazione e sonnolenza. Al contrario, un aumento repentino può causare nausea, perdita di equilibrio e accasciamento. Nei casi estremi, il cervello potrebbe subire ancor più danni, arrivando a confusione, convulsioni o addirittura al coma.
Quando l’eccesso è tale da incrementare il volume sanguigno, l’accumulo di liquidi può presentarsi sotto forma di edema o, in situazioni gravi, infiltrarsi nei polmoni o negli arti. L’abilità medica nel riconoscere l’incremento ponderale e valutare la presenza di edemi attraverso esami del sangue e delle urine diventa essenziale per distinguere un semplice surplus idrico da una questione di sovraccarico volumetrico.
Approcci terapeutici per l’iperidratazione

La gestione dell’iperidratazione consiste principalmente nel limitare l’assunzione di liquidi, un processo che richiede monitoraggio medico attento. Ridurre la quantità quotidiana a meno di un litro può portare miglioramenti visibili in pochi giorni. Per i casi legati a insufficienze cardiache, renali o epatiche, potrebbe risultare necessario ridurre concomitantemente il consumo di sodio per prevenire ritenzione ulteriori di liquidi.
In molti casi, i farmaci responsabili dell’iperidratazione sono sospesi. Talvolta, la somministrazione di diuretici può supportare l’espulsione dell’acqua eccessiva attraverso l’urina. Quando ci troviamo di fronte a un quadro di normovolemia, anche altri farmaci meno comuni possono essere impiegati, sempre sotto rigoroso controllo ospedaliero.
Bere è vitale, ma come sempre, l’arte sta nelle giuste quantità. Prestare attenzione ai segnali del nostro corpo è cruciale per mantenere l’equilibrio perfetto del nostro organismo.