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Il Burnout tra i Giovani Oncologi Italiani: Un Problema da Affrontare con Urgenza

Il Burnout tra i Giovani Oncologi Italiani: Un Problema da Affrontare con Urgenza
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Nel contesto sanitario italiano, otto oncologi giovani su dieci stanno lottando contro la sindrome di burnout. Questa condizione, spesso alimentata da carichi di lavoro eccessivi e incombenze burocratiche, sta minacciando la qualità dell’assistenza offerta.

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In Italia, la sindrome di burnout sta diventando un’emergenza tra i giovani oncologi. Fenomeno che non risparmia neanche i loro colleghi europei, si manifesta con sintomi come ansia, irritabilità, demotivazione e riduzione dell’autostima. Le cause principali sono riconducibili al lavoro eccessivo, all’ingombrante mole di burocrazia e alle difficoltà comunicative con pazienti e caregiver. La situazione, se non affrontata, rischia di compromettere la qualità dell’assistenza sanitaria. In questo scenario viene in aiuto l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) che propone la formazione come soluzione cruciale attraverso un’iniziativa innovativa, gli ‘Aiom Games’. Questi eventi, sotto forma di quiz interattivi, offrono ai giovani oncologi un’opportunità di crescita attraverso dibattiti e approfondimenti. Oggi, nell’ultimo appuntamento a Roma, il progetto viene presentato ufficialmente in conferenza stampa.

Formazione e Coinvolgimento: La Strategia di Aiom

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“La nostra società scientifica valorizza i giovani e li supporta nel percorso di formazione”, afferma Francesco Perrone, presidente nazionale di Aiom. Con il 53% dei soci sotto i 40 anni, Aiom si impegna a contrastare il burnout che colpisce sempre più la professione. Secondo la ‘Task Force Resilience’ della Società europea di oncologia medica, investire nella formazione è fondamentale. Perrone sottolinea l’importanza di momenti di approfondimento scientifico pensati appositamente per i giovani medici, spiegando che gli Aiom Games rappresentano un’occasione di apprendimento stimolante attraverso esercitazioni pratiche, role playing e dibattiti su diagnosi e terapie oncologiche.

Il premio per i ‘vincitori’ di questi eventi, organizzati con il sostegno di AstraZeneca, è la partecipazione al Congresso Esmo a Berlino. In uno scenario in cui per il 2024 si stimano 390.100 nuovi casi di cancro in Italia, l’importanza della prevenzione e dei progressi nelle cure è sempre più rilevante, come dimostrato dall’incremento delle persone che vivono dopo una diagnosi: 3,7 milioni nel 2024.

Affrontare le Sfide Strutturali

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Nonostante le difficoltà, i giovani oncologi italiani si distinguono per la loro brillantezza e passione, continua Perrone. L’oncologia in Italia, infatti, è riconosciuta tra le migliori al mondo per i risultati in termini di sopravvivenza e guarigione. Tuttavia, anche nel nostro Paese, persistono criticità che favoriscono il burnout e peggiorano la qualità delle cure fornite. Con l’aumento dei sopravvissuti al cancro cresce la domanda di assistenza, ma la risposta del Servizio Sanitario Nazionale non è all’altezza: scarseggiano posti letto e specialisti. È inconcepibile sprecare l’attuale forza lavoro, ma il rischio di logoramento è elevato, avverte Angela Toss, coordinatrice del Working Group Aiom Giovani.

La coordinatrice sottolinea come la burocrazia sottragga tempo prezioso all’assistenza, intensificando il burnout. “Il rapido avanzamento delle conoscenze mediche accresce la pressione sui giovani medici che, a causa del carico amministrativo, potrebbero persino abbandonare la specializzazione in oncologia”, afferma Toss, ribadendo il sostegno di Aiom per la formazione e l’aggiornamento degli oncologi più giovani.

Innovazione e Inclusione nella Lotta Contro il Cancro

Gli Aiom Games hanno coperto una vasta gamma di patologie oncologiche, tra cui cancro del polmone, sarcomi, e tumori ereditari della mammella. Saverio Cinieri, presidente di Fondazione Aiom, evidenzia i significativi progressi ottenuti grazie all’innovazione in oncologia. Per esempio, i test genetici di ultima generazione offrono nuove opportunità di prevenzione nei carcinomi ereditari, mentre l’immunoterapia sta migliorando la sopravvivenza nei tumori del fegato.

Ribadendo l’importanza del lavoro di squadra e del networking, Perrone conclude che i giovani oncologi devono essere protagonisti della ricerca, sviluppando strategie sempre più personalizzate per i pazienti. Nel contesto associativo, i giovani medici possono contare sull’esperienza e sul supporto dei colleghi più anziani, contribuendo, con entusiasmo condiviso, alla qualità dell’assistenza e al benessere dei pazienti.