Un anticoagulante per la pelle o un terreno scivoloso nel mondo dello sport? Il clostebol continua a far parlare di sé, soprattutto in Italia, dove lo si trova sugli scaffali senza prescrizione. Dalla sua natura di steroide anabolizzante all’interno di creme mediche, fino alle recenti vicende giudiziarie, scopriamo perché questa sostanza è il fulcro di molti dibattiti.

Jannik Sinner e l’Ingiustamente Accusato
Il clostebol ha sollevato un polverone mediatico con il caso del celebre tennista italiano Jannik Sinner. Dopo essere risultato positivo ai test antidoping lo scorso marzo, Sinner è stato recentemente dichiarato innocente, ponendo nuovamente l’attenzione su questa sostanza controversa. Ufficialmente impiegato per curare lesioni cutanee, il clostebol invece ha un passato turbolento come agente dopante, soprattutto in Italia, dove la sua accessibilità è decisamente ampia. Questa sostanza è sotto il rigido controllo della WADA che l’ha esclusa dall’uso sportivo proprio per le sue potenzialità di alterare le prestazioni fisiche. Tuttavia, il confine tra l’applicazione legittima e l’uso illecito rimane ambiguo e, a volte, inspiegabilmente facile da attraversare.
Steroidi e Chimica: Il Fascino Segreto del Clostebol

Il clostebol, un fiore all’occhiello della chimica farmaceutica, è un steroide anabolizzante sintetico che emula il testosterone. Questa sostanza è il risultato di una precisa modifica molecolare: l’aggiunta di un atomo di cloro. Questo cambiamento impedisce al clostebol di trasformarsi in diidrotestosterone, riducendo i possibili effetti collaterali negativi associati agli androgeni, come la conversione in estrogeni. In Italia, il farmaco contenente clostebol si conosce sotto il nome commerciale di Trofodermin, usato per trattare abrasioni e ustioni. Tuttavia, essendo un anabolizzante, la sua confezione deve avvertire dei suoi effetti potenzialmente dopanti: «Per chi svolge attività sportiva: l’uso del farmaco senza necessità terapeutica costituisce doping e può determinare comunque positività ai test antidoping». Un potente avvertimento che non tutti leggono attentamente.
Epidemia Silenziosa: I Pericoli di una Disattenzione

Nonostante i suoi chiari avvertimenti, le positività involontarie ai test antidoping continuano a colpire atleti ignari e innocenti. Il clostebol si applica sulla pelle, il che significa che può circolare attraverso contatti superficiali. Nel caso di Jannik Sinner, il clostebol sembrerebbe arrivato da un massaggio eseguito da un fisioterapista che lo aveva applicato su una ferita alla mano. Incidenti simili sono stati rilevati spesso nel contesto sportivo italiano, con circa quaranta casi registrati tra il 2019 e il 2023.
L’ibera disponibilità del clostebol in Italia potrebbe essere alla radice del problema. Come dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Drug Testing and Analysis nel 2020, è possibile contrarre il farmaco in quantità sufficienti per risultare positivi a un test antidoping senza averlo utilizzato direttamente. Questo scenario ha richiamato l’attenzione sulla necessità di aumentare la consapevolezza tra gli atleti riguardo ai rischi insiti in farmaci apparentemente innocui ma potenzialmente rovinosi per la carriera sportiva.
La Sfida dell’Invisibile: Verso Nuove Regolamentazioni?
Mentre il clostebol continua a provocare polemiche, il dialogo sull’uso sicuro e appropriato di tale sostanza resta vivo. Con evidenze continue di casi di positività non intenzionali, si discute se regolamentazioni più severi possano prevenire queste ingiuste penalizzazioni. Gli atleti e i professionisti della salute devono collaborare per garantire che l’informazione sul clostebol non sia solo stampata in piccolo sui foglietti illustrativi, ma spiegata. L’educazione su queste dinamiche può preservare carriere sportive e salute, mantenendo l’intero settore lontano dallo spettro del doping.