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La lebbra è una malattia infettiva cronica, conosciuta anche come malattia di Hansen. Questa è determinata dalla presenza di un batterio, ovvero il Mycobacterium Leprae, che colpisce i tessuti della pelle ed i nervi periferici con varie modalità e gradi, che possono anche provocare nel malto condizioni invalidanti. Un tempo tale malattia era considerata come una maledizione divina incurabile, mentre attualmente è meno temibile e curabile rispetto al passato.
La lebbra nella Bibbia
Nella Bibbia, la lebbra è considerata come una punizione divina, che merita la massima squalificazione dalla società e che determina caos nella vita umana. Per poter rendere attuale quanto appena detto, immaginiamo le persone colpite sieropositive. L’AIDS oggi, costituisce un parallelo molto attuale e pregnante della situazione in cui si trovava un lebbroso. Secondo la Bibbia, la condizione di un malato di lebbra è questa, ma bisogna anche osservare come si comportava Gesù di fronte a tale malattia. Nel racconto Mc 1,40-45, si parla di un lebbroso che va incontro a Gesù supplicandolo in ginocchio di guarirlo. Mosso dalla compassione, Gesù stese la sua mano e toccandolo gli disse: Lo voglio guarisci. La lebbra scomparve subito ed il malato guarì, ma ammonendolo in maniera severa gli disse: non dire niente a nessuno, ma va e presentati al sacerdote, ed offri per la tua purificazione, quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro.
Un volta allontanato, il malato iniziò a proclamare e a divulgare il miracolo, al punto tale, che Gesù non ebbe più accesso alla città.
Lebbra in Italia
Nell’arco do un anno nel nostro paese sono stati registrati 10 casi di lebbra, con un intervallo molto ristretto, che ha destato non poche preoccupazioni, specialmente collegate a patologie importate come la TBC. Due casi sono stati registrati all’ospedale di Milano e a Treviso, e l’ultimo in ordine cronologico, ha colpito un senegalese di 37 anni, residente ormai in Italia da otto anni. Il malato è stato posto tempestivamente in isolamento ed il personale ospedaliero ha eseguito tutta la profilassi obbligatoria in presenza di malattie infettive. La lebbra è una malattia importante molto importante, che ha destato moltissime preoccupazioni da parte del governatore veneto. Tale patologia non era presente nel nostro paese da ormai diversi anni, ma sembra attualmente riapparsa, anche se a differenza di prima, oggi è curabile e trattabile con diversi farmaci. Secondo il censimento sanitario italiano del lontano 1930, i casi di lebbra sarebbero aumentati a 312, con focali endemici in Sardegna, Sicilia, Puglia e Liguria. Oggi proprio come allora, tale malattia è portata dagli emigranti dell’America Meridionale. La lebbra non si contrae mediante un contatto casuale con una persona infetta, e l’incubazione e di circa 5 anni, con un lasso di tempo che può variare dai 10 mesi ai 10 anni.
La lebbra in Giappone
Nel 2001 il primo ministro giapponese Junichiro Koizumi, decise di non ricorrere in appello contro la sentenza che ordinava al governatore di risarcire i danni ai malati di lebbra, che per anni erano stati rinchiusi in strutture simili alle carceri. Con questa decisione il primo ministro ha fatto sicuramente crescere quella che era all’epoca la sua popolarità e notorietà nel paese. Il ministro della Sanità giapponese aveva inoltre preannunciato le dimissioni se il premier avesse deciso di portare a termine la sentenza. L’11 maggio la Corte Distrettuale di Kumamoto, emise il sui verdetto, il primo di una lunghissima serie di cause contro la legge per la prevenzione di tale patologia.
La legge sulla prevenzione venne abrogata nel 1996 e confinava i malati di lebbra in centri specializzati per la cura della patologia, dove era vietato uscire ed inoltre dove venivano sottoposti a pratiche di sterilizzazione. Attualmente le cause intentate contro il governo giapponese sono 1.700.
Quando la lebbra colpisce la pianta di olivo
La lebbra dell’olivo, è una malattia già conosciuta diversi anni fa, ma ultimamente sembra essere riapparsa soprattutto nelle regioni del meridione, causando moltissimi danni alle coltivazioni.
Recentemente sono state segnalate nuove presenze del patogeno che pare abbia colpito altre regioni del nostro paese come la Toscana, la Liguria, l’Umbria e le Marche.L’agente che provoca tale malattia nella pianta di olivo, prende il nome di Gloesporium Olivarum. Questo fungo si mantiene sugli organi infetti sotto forma di conidi, miceli e peretici e l’infezione primaria avvine con l’arrivo della bella stagione, mediante accesso naturale. Ad occhi nudo non si osservano caratteristiche evidenti fino all’arrivo dell’autunno, a tal punto che la pianta resta latente per l’intero periodo vegetativo. Sui fiori e sulle foglie, si possono visualizzare dei sintomi molto indicativi, ben visibili da occhi esperti, come le maculature, la cascola ed i disseccamenti.

Che cos’è la peste
La peste è una patologia infettiva causata dal batterio Yersinia Pestis, ed è una malattia quaranteniana e per il regolamento sanitario del nostro paese, è assoggettata a denuncia internazionale all’OMS, sia per i casi accertati, sia per quelli sospetti. La peste è stata per diversi millenni uno dei flagelli più catastrofici temuti dall’umanità intera. Molto spesso le epidemie, hanno avuto dimensioni talmente vaste da stravolgere non solo l’assetto sociale, ma anche quello economico di intere regioni geografiche. Nel quindicesimo secolo, grazie alla medicina è stato possibile evidenziare le origini della patologia e le modalità di diffusione di tale morbo.
La peste nera
L’epidemia della peste nera ha raggiunto l’Europa dell’Est mediante le rotte commerciali, nascendo molto probabilmente nel Deserto del Gobi, e colpendo in maniera drastica la Cina, infuriando principalmente le pianure del Volga e del Don. Le comunità nestoriane di Ysykkol vennero decimate dal morbo nel 1338, e nel 1347, con l’assedio di Caffa, ovvero colonia molto importante e scalo commerciale genovese in Crimea, il Khan tartaro Gani Bek, fece lanciare dei cadaveri morti per peste nera, all’interno delle mura della città, come antesignano della guerra batteriologica. Le galere genovesi trasportarono inizialmente la peste a Pera nel porto di Costantinopoli, e successivamente a Messina. Genova si rifiutò di accogliere nel paese le proprie navi infette di pesta nera, così da far dirottare le imbarcazioni al porto di Marsiglia, ma ormai il contagio interessava tutti i porti del Mediterraneo.