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Home Indice Ostetricia e ginecologia

Ipertensione in gravidanza, la crescita del feto può essere rallentata

Cos'è l'ipertensione in gravidanza, quali sono i sintomi, le principali conseguenze per il feto e le terapie.

Dicembre 5, 2018
in Ostetricia e ginecologia
ipertensione in gravidanza
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Ipertensione in gravidanza è un serio pericolo, in modo particolare per il feto. Infatti, tale problematica si deve diagnosticare con una certa velocità e, successivamente, deve essere tenuta sotto controllo continuamente, dal momento che le conseguenze negative per il feto sono numerose. Ci sono diverse terapie, così come numerosi rimedi che possono aiutare a gestire tale condizione, ma in realtà sia uno stile di vita corretto che una dieta equilibrata son fondamentali per un’adeguata attività preventiva. Nel caso in cui insorga comunque, allora spesso l’impiego di integratori a base di calcio, potassio e magnesio diventa fondamentale.

Ipertensione in gravidanza e le principali linee guida da seguire

Qualcosa come il 20-25% delle donne in gravidanza che soffrono di ipertensione cronica hanno la particolare tendenza a soffrire successivamente anche di preeclampsia nel corso della gestazione. L’ipertensione cronica insorge nel 22% delle donne che si trovano in età fertile, anche se tanto dipende dall’età e dal peso. Sono principalmente tre le tipologie di disturbi che si possono rinvenire durante la gravidanza: stiamo parlando dell’ipertensione cronica, della gestosi (preeclampsia, eclampsia) e dell’ipertensione gestazionale (ovvero temporanea). L’ipertensione cronica si caratterizza per presentare valori che superano la soglia di 140/90 mm Hg prima dell’inizio della gestione o nel corso delle prime venti settimane. L’ipertensione gestazionale, invece, si caratterizza per insorgere dopo il quinto mese di gravidanza e, quando sono esclusi segnali di preeclampsia, la pressione tende a tornare su valori normali nei giorni successivi al parto. Quando l’ipertensione si verifica durante le prime venti settimane, l’aumento della pressione spesso è legato all’ipertensione cronica. Quando, invece, tale incremento si verifica anche dopo le prime venti settimane, allora si può parlare di preeclampsia.

Quali sono i sintomi dell’ipertensione in gravidanza

Anche se si verifichi durante la maternità, la pressione arteriosa che va oltre la soglia di 110 mm Hg si deve valutare in associazione ad un maggiore pericolo di distacco della placenta e, al tempo stesso, uno sviluppo più lento del feto. I sintomi che sono legati a questo tipo di problematica, nella maggior parte dei casi, corrispondono a capogiri, una vista decisamente sfocata, mal di testa continuo, ritenzione idrica troppo elevata, gonfiore che si manifesta sugli arti inferiori, ma anche sul viso e sulle braccia, così come un improvviso e notevole incremento di peso, problematiche nervose, con un aumento dell’irritabilità e un senso di pesantezza costante che va a colpire lo stomaco. Non dobbiamo dimenticare anche come, nel caso in cui le future madri soffrano di preeclampsia, potrebbe riscontrarsi anche un edema, così come dei lividi che compaiono senza alcuna spiegazione in diverse zone del corpo.

Quali sono i rischi dell’ipertensione in gravidanza

L’ipertensione viene provocato da una riduzione delle dimensioni delle arterie e, di conseguenza, possono trasportare una minor quantità di sangue verso alcuni organi. Ciò si verifica anche nei confronti della placenta che, di conseguenza, ha meno nutrimenti e ossigeno da garantire al feto. Il principale rischio connesso all’ipertensione è indubbiamente quello di rendere meno rapido lo sviluppo del feto. In alcune situazioni particolari può anche comportare il distacco della placenta, che può accadere tramite un’emorragia che si diffonde dai genitali e che pone a serio rischio la sopravvivenza del feto. I principali rischi derivano dal fatto che l’ipertensione può rendere meno forte il cuore, può provocare danni a vari importanti organi (occhi, fegato, reni e cervello ad esempio), può sfociare in una sindrome denominata HELLP, che comporta un incremento delle transaminasi, la rottura dei globuli rossi e una riduzione delle piastrine. Ipertensione in gravidanza può portare ad un edema polmonare, ma anche a consumare i vari elementi della coagulazione, provocando importanti emorragie nel corso del parto. In casi davvero molto gravi può comportare convulsioni che potrebbero anche causare la morte della madre.

Ipertensione in gravidanza
Ipertensione in gravidanza

Ipertensione in gravidanza e le migliori terapie da adottare

L’ipertensione cronica si può trattare in maniera ottimale seguendo una particolare terapia farmacologica per fare in modo di ridurre la pressione. In associazione, spesso si suggerisce di seguire una dieta a ridotto contenuto di sale. In alcuni casi può essere consigliato anche un po’ di riposo, magari rimanendo sdraiati sul lato sinistro. Le verifiche prima del parto devono essere eseguite in maniera costante, così come devono essere effettuate anche le varie ecografie per controllare lo sviluppo del feto. Già nel corso della trentesima settimana di gravidanza devono essere controllati i movimenti del feto e i tracciati cardiotocografici. Le prime ventiquattro ore in seguito al parto devono essere monitorare visto che sono indubbiamente quelle maggiormente critiche, anche se di frequente la pressione tende a diventare normale una volta che è passato qualche giorno dalla nascita.

Cos’è l’ipertensione gestazionale

Si tratta di una condizione che viene chiamata anche con il nome di preeclampsia. Si caratterizza per insorgere in seguito alla ventesima settimana di gravidanza e può essere associata spesso a delle problematiche renali, dovute spesso alla perdita di proteine all’interno delle urine (che viene chiamata proteinuria). Si tratta di un tipo di ipertensione che di solito termina in seguito al parto. Ci sono diversi elementi di rischio che possono portare a questa situazione: si tratta ad esempio uno stato preeclamptico contratto in una gravidanza precedente, ma anche la gravidanza gemellare, così come soffrire di patologie renali, di diabete, ma anche nel caso in cui la futura madre abbia già compiuto 40 anni. Si tratta di una tipologia di ipertensione che si contraddistingue per dei livelli di gravità che possono aumentare sempre di più. La diagnosi di tale ipertensione è fondamentale che arrivi in tempo: per questa ragione sono fondamentali gli usuali controlli mensili della pressione, così come quelle che vengono effettuati giornalmente a casa. In particolar modo, la misurazione quotidiana della pressione si consiglia soprattutto a tutte quelle donne che si fanno prendere notevolmente dall’ansia prima della visita medica mensile ed è tale problema che potrebbe portare a valori alti, ma che non corrispondono ad un vero e proprio stato di ipertensione. È altrettanto importante verificare costantemente anche l’incremento di peso. Il medico, in alcuni casi, potrà provvedere anche a prescrivere degli esami delle urine, in maniera tale da poter individuare la presenza di proteine.

Tags: dietagonfioregravidanzaipertensione
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